sabato 30 aprile 2016

Comunicato Stampa


Alle Cittadine ed ai Cittadini 
di Cava de’ Tirreni

Agli Organi di Stampa


Questa mattina alle ore 11.30 si è tenuta, presso l’Aula Gemellaggi del Comune di Cava de’ Tirreni, la conferenza stampa del Comitato per la Difesa della Costituzione di Cava de’ Tirreni, costituitosi lo scorso sabato 23 aprile per sostenere le ragioni del No al Referendum confermativo della Costituzione che si svolgerà il prossimo mese di ottobre.

Erano presenti i rappresentanti dell'Associazione Anpi Agorà - Palombella Rossa Luca Pastore e del Malc Bruno Todisco, nonché i cittadini Cettina Capuano, Marco Galdi, Ciccio Musumeci, Francesco Nunziante, Patrizia Reso, Stefano Sobarino, Lucio Senatore, Daniela Senatore, Salvatore Tulino, Fabrizio Zito, Antonio Armenante, Gino di Gaeta e Vincenzo Giaccoli.

Il Comitato ha annunciato l’apertura della campagna referendaria in Città, sia per la raccolta delle firme per richiedere il Referendum confermativo della Riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi, sia per proporre diversi referendum aventi ad oggetto la buona scuola, trivellazioni, inceneritori, l’Italicum.

Il primo incontro pubblico del Comitato, per spiegare le ragioni del NO alla modifica della Costituzione si terrà mercoledì 11 maggio alle ore 18.00 presso l’Aula consiliare del Comune di Cava de’ Tirreni e vi interverrà Marco Galdi, Professore Associato di Diritto Pubblico presso l’Università di Salerno, e l’Avv. Bruno Todisco.

Successivamente è in programmazione un ulteriore incontro pubblico per chiarire i quesiti dei referendum abrogativi su temi sociali, nonché una serie di banchetti per la materiale raccolta delle firme, per la cui autenticazione si sono già dichiarati disponibili i Consiglieri comunale Marco Galdi, Pasquale Senatore.

La portavoce del Comitato, Cettina Capuano, ha tenuto a chiarire che esso rimane aperto all’adesione di tutti coloro che, rappresentanti di partiti e del mondo associativo, condividano le ragioni dallo stesso sostenute.

Cava de’ Tirreni, 30 aprile 2016

La Portavoce del Comitato

         Cettina Capuano

Dal Coordinamento Democrazia Costituzionale: 

ITALICUM, DUE FIRME PER BLOCCARE LA LEGGE CON UN REFERENDUM, CONTRO LO STRAPOTERE DEL PARTITO UNICO

Documento che i promotori del “Comitato contro l’Italicum per la democrazia” lanciano in occasione della partenza della raccolta firme per il referendum contrario alla legge elettorale del 6 maggio 2015 n.52
Di Stefano Rodotà, Massimo Villone, Alfiero Grandi e Silvia Manderino
Adesso che la riforma elettorale (Italicum) è stata trasformata in legge (L. 6 maggio 2015 n. 52) il discorso sul sistema elettorale del nostro Paese non è chiuso. Per l’Italicum si è voluto procedere a tappe forzate, ricorrendo addirittura alla fiducia, come avvenne nel 1953 per la legge truffa, evidentemente per nascondere sotto l’asfalto del decisionismo governativo le scorie tossiche (per la democrazia) del nuovo sistema ed evitare ogni reale dibattito. E tuttavia, proprio com’è accaduto per il Porcellum, è l’insostenibilità costituzionale e politica del nuovo sistema che rende necessario riaprire il dibattito per far emergere le storture che devono essere corrette. La legge elettorale, lungi dal rappresentare un’asettica tecnica di selezione della rappresentanza, è il principale strumento attraverso il quale si realizza un ordinamento rappresentativo e viene data concreta attuazione al principio supremo posto dall’art. 1 della Costituzione che statuisce: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Orbene la Corte costituzionale, con una pronuncia storica è intervenuta nel campo del diritto elettorale, riconoscendo che anche questo terreno squisitamente politico deve essere coerente con i principi costituzionali e con diritti politici del cittadino. È da qui che bisogna partire per giudicare la sostenibilità del nuovo sistema elettorale.
La Corte costituzionale con la sentenza 1/2014 ha dichiarato incostituzionali due istituti della legge Calderoli:
1) Le liste bloccate, riconoscendo ai cittadini elettori il diritto di scegliersi i propri rappresentanti esprimendo (almeno) una preferenza
2) Il meccanismo che attribuiva alla minoranza “vincente” un premio di maggioranza senza soglia minima.
La Corte non ha contestato di per sé qualsiasi meccanismo correttivo dei voti espressi attraverso un premio di maggioranza, ma ha dichiarato costituzionalmente intollerabile che possa essere attribuito un premio di maggioranza “senza soglia” perché l’effetto sarebbe quello di produrre una distorsione enorme fra la volontà espressa dagli elettori e il risultato in seggi, determinando un vulnus intollerabile all’eguaglianza del voto e al principio stesso della sovranità popolare. Nessun sistema elettorale è in grado di assicurare una perfetta corrispondenza fra i voti espressi e i seggi conseguiti da ciascuna forza politica che partecipa all’agone elettorale. Questo però non consente di buttare a mare il principio espresso dall’art. 48 della Costituzione secondo cui il voto è libero e uguale, diretta conseguenza del principio di eguaglianza e di partecipazione espresso dall’art. 3.
La legge Calderoli aveva istituzionalizzato la diseguaglianza dei cittadini italiani nel voto, attraverso il meccanismo previsto dall’art. 83 che prevedeva la formazione di un “quoziente di maggioranza” e di un “quoziente di minoranza”. Nelle elezioni del 2013 il quoziente di maggioranza è stato di circa 29mila voti, mentre quello di minoranza è stato superiore a 81mila voti (cioè per eleggere un deputato nei partiti “premiati” sono stati sufficienti 29mila voti popolari, mentre per eleggere un deputato per tutti gli altri partiti sono occorsi più di 81mila voti popolari). Il rapporto fra i due quozienti è stato di 2,66. Basti pensare che il Pd con 8.646.457 voti (25,42%) ha ottenuto 292 seggi (pari al 47%) mentre il Movimento 5 stelle con 8.704.969 (25,56%) ha ottenuto 102 seggi (pari al 16,5%). La Consulta ha dichiarato incostituzionale il Porcellum proprio per evitare il ripetersi di una simile insostenibile distorsione fra la volontà espressa dal popolo italiano ed i risultati in termini di composizione della Camera rappresentativa. Orbene l’Italicum finge di adeguarsi alle prescrizioni della Corte sia per quanto riguarda le liste bloccate, sia per quanto riguarda il premio di maggioranza, ma in realtà si sbarazza dei paletti che la Consulta ha posto alla discrezionalità del legislatore, riesumando una versione peggiorata del Porcellum.
L’Italicum apparentemente abbandona il sistema delle liste bloccate (in cui i deputati sono eletti in base all’ordine di lista, senza che l’elettore possa mettervi becco), rendendo bloccati “soltanto” i capilista, mentre gli altri deputati vengono eletti sulla base delle preferenze. Però c’è un trucco. Vengono creati 100 collegi di dimensioni variabili da tre a sei seggi. Poiché difficilmente un partito elegge, in collegi così ridotti, più di un deputato, ecco che buona parte dei deputati non saranno scelti dagli elettori con il voto di preferenza ma saranno direttamente “nominati” dai capi dei partiti. Ma ancor maggiore è lo scostamento dalle prescrizioni della Consulta in tema di premio di maggioranza. Anche in questo versante l’Italicum finge di adeguarsi perché introduce una soglia minima al premio di maggioranza (40%), con ciò legittimando, peraltro, un premio di maggioranza notevolissimo (il 15%, pari a circa 90 seggi), equivalente a quello stabilito dalla legge truffa. Nella realtà quest’adeguamento viene rinnegato con un trucco. Alle elezioni del 1953, la coalizione governativa non raggiunse per pochi voti la soglia minima (50%) e il premio di maggioranza non scattò. Per evitare questo rischio il legislatore moderno ha risolto il problema, rendendo la soglia minima rimuovibile, attraverso l’istituto del ballottaggio su base nazionale fra le due liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti.
In questo modo l’Italicum non solo non abolisce il meccanismo del premio di maggioranza senza soglia censurato dalla Corte costituzionale, ma addirittura lo esalta perché attribuisce il premio a una unica lista, anziché alle coalizioni. È questo l’aspetto più preoccupante della nuova legge elettorale. L’Italicum smantella ogni possibile coalizione perché attribuisce il premio di maggioranza a una sola lista. Per legge viene attribuita la maggioranza politica e la guida del governo a un solo partito, a prescindere dalla volontà del popolo sovrano. In questo modo viene reintrodotto nel nostro Paese un sistema di governo basato sul partito unico. Per rendersi conto della gravità di questa svolta, basti pensare che dal 24 aprile del 1944 (secondo governo Badoglio) ad oggi si sono sempre e solo succeduti governi di coalizione, o quantomeno sostenuti da una maggioranza di coalizione, mentre un governo del partito unico in Italia è esistito soltanto nel ventennio fascista. Fu proprio la legge elettorale dell’epoca (legge Acerbo) che consentì l’avvento di un partito unico al governo, attribuendo nelle elezioni del 1924 una maggioranza garantita al “listone”. Poiché il sistema politico italiano non è bipolare, né tantomeno bipartitico il meccanismo elettorale congegnato è destinato a produrre naturalmente – soprattutto attraverso il ballottaggio – una fortissima distorsione fra la volontà espressa dal corpo elettorale e i seggi conseguiti dalle singole forze politiche, istituzionalizzando la diseguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto.
Le due simulazioni che seguono rendono più chiari gli effetti perversi di questo sistema. Distribuzione diseguale dei seggi e diseguaglianza dei cittadini nel voto con l’Italicum.
Simulazione I
Si prenda una platea di 30.000.000 di voti.
Concorrono alla distribuzione dei seggi, avendo superato la soglia di sbarramento del 3%, n. 5 partiti.
Nessuno dei partiti concorrenti riesce a superare la soglia del 40% per cui si rende necessario il ballottaggio.
A seguito del ballottaggio l’ufficio centrale nazionale determina il quoziente di maggioranza e quello di minoranza e procede alla distribuzione dei seggi come raffigurato in tabella.
PartitoVoti ricevutiPercentualeSeggi
Lista n.17.500.00025%340
Lista n. 27.500.00025%93
Lista n. 37.490.00024,97%93
Lista n. 44.000.00013,33%49
Lista n. 53.510.00011,7%43
Quoziente di maggioranza7.500.000/340=
22.058
Quoziente di minoranza22.500.000/278=
80.935
Rapporto fra i 2 quozienti80.935/22.025=
3,67
N.B. Il voto del cittadino di maggioranza vale 3,67 volte in più del voto del cittadino di “minoranza”
Simulazione II
Si prenda una platea di 30.000.000 di voti.
Concorrono alla distribuzione dei seggi, avendo superato la soglia di sbarramento del 3%, n. 5 partiti.
Nessuno dei partiti concorrenti riesce a superare la soglia del 40% per cui si rende necessario il ballottaggio che vince la lista seconda classificata al primo turno. A seguito del ballottaggio l’ufficio centrale nazionale determina il quoziente di maggioranza e quello di minoranza e procede alla distribuzione dei seggi come raffigurato in tabella.
PartitoVoti ricevutiPercentualeSeggi
Lista n.110.000.00033,33%121
Lista n. 27.000.00023,33%340
Lista n. 36.000.00020,00%73
Lista n. 44.000.00013,33%48
Lista n. 53.000.00010,00%36
Quoziente di maggioranza7.000.000/340=
20.588
Quoziente di minoranza23.000.000/278=
82.733
Rapporto fra i 2 quozienti82.733/20.588=
4,01
N.B. il voto del cittadino di maggioranza vale 4,01 volte in più del voto del cittadino di “minoranza”
Queste semplici considerazioni dimostrano che l’Italicum è una legge insostenibile poiché aggredisce i fondamenti della democrazia repubblicana e ferisce uno dei principi che non può essere oggetto di revisione costituzionale: quello dell’eguaglianza dei cittadini.L’aspetto più preoccupante dell’Italicum è che attraverso questo percorso di manipolazione della rappresentanza viene cambiata profondamente la forma di governo e squilibrata ogni forma di contrappeso istituzionale poiché un solo partito – per legge – avrà in mano le chiavi del governo e della maggioranza parlamentare. Senza mediare con nessuno, potrà determinare l’elezione del presidente della Repubblica e attraverso di lui influire sulla composizione della Corte costituzionale, neutralizzandone la funzione di controllo. L’Italicum è una minaccia per la democrazia. Questa minaccia può essere disinnescata soltanto attraverso i due referendum abrogativi proposti dal Comitato per il No all’Italicum.

sabato 23 aprile 2016

Incontro preliminare alla costituzione del Comitato






Oggi, sabato 23 aprile, si sono riuniti in Cava de' Tirreni l'Associazione Anpi Agorà - Palombella Rossa ed i cittadini Cettina Capuano, Marco Galdi, Ciccio Musumeci, Francesco Nunziante, Luca Pastore, Patrizia Reso, Stefano Sobarino, Salvatore Tubino e Fabrizio Zito, Antonio Armenante per dare vita al costituendo Comitato per la Difesa della Costituzione di Cava de' Tirreni, in vista della celebrazione, il prossimo mese di ottobre, del referendum confermativo della revisione costituzionale proposta dal Governo Renzi ed approvata dal Parlamento. 
I Presenti hanno scelto come proprio portavoce provvisorio - in attesa della istituzione ufficiale del Comitato -  Cettina Capuano ed hanno convocato la prima conferenza stampa di presentazione del proprio impegno referendario per Sabato prossimo, 30 aprile, alle ore 11.30, presso il Comune di Cava de' Tirreni.

Per aderire al costituendo Comitato o ricevere ulteriori informazioni, scrivere a cavaperlacostituzione@gmail.com